Ludwig Van Beethoven, è uno dei più grandi compositori della storia, ma non solo, probabilmente è uno dei più grandi esempi viventi di come si possa superare ogni ostacolo grazie alla forza di volontà e l’impegno.
Nato a Bonn in Germania il 17 dicembre del 1770 si avvicina alla musica si da piccolo, tanto che solamente all’età di 7 anni svolge il suo primo concerto. Bambino prodigio, fu sottoposto a una rigida disciplina che, come spesso succede ai bambini prodigio, condizionò tutta la sua vita. Una vita votata alla musica la sua, ma anche una vita segnata dalla malattia, in particolare la sordità che lo colpì a soli trent’anni. Un handicap che si trasforma in forza.
Infatti, nonostante questo grave problema influenzasse ogni aspetto della sua vita, tanto da portarlo verso la depressione, e alla chiusura in se stesso, Beethoven così si fece una terribile reputazione di misantropo, della quale soffrì molto fino al termine della sua vita.
Si dedicò allora con nuovo slancio alla composizione, così scrisse:
“Sono poco soddisfatto dei miei lavori scritti sino ad oggi. Da oggi, voglio aprire un nuovo cammino.”
Tentava così di sfuggire ai mali che tormentavano la sua anima, la sua forza di volontà andava oltre la malattia.
Non smise mai di comporre lasciando a noi posteri la sua ultima opera nonché uno tra i suoi capolavori più celebri: la nona sinfonia con L’inno alla gioia, del 1824.
Così scrisse in uno dei momenti più critici della sua vita:
“Spinto sull’orlo della disperazione, poco è mancato che non ponessi fine ai miei giorni. Fu soltanto la mia arte a trattenermi. Ah, mi pareva impossibile abbandonare il mondo prima di aver espresso tutto ciò che sentivo di aver dentro di me. Così conservai questa miserabile vita – miserabile davvero – con un corpo così eccitabile che un mutamento anche lieve d’improvviso può trasportare dalle migliori alle peggiori condizioni.”
Suonò sempre per se stesso, le sue composizioni non nascono su richiesta di qualche nobile, per celebrare una determinata occasione, ma dall’esigenza dell’artista di esprimere e comunicare i propri sentimenti.
Grazie a Beethoven la musica divenne patrimonio di tutti e non solo di colti salotti.
La sua arte accomunò, e riesce ad accomunare tuttora, parlando direttamente a ciascuno di noi.
Egli parla al cuore, ai sentimenti, toccando i più semplici ed i più sublimi, e la sua incredibile tecnica nel trattare l’orchestra rimarrà un esempio insuperato.
In sintesi: la straordinaria perfezione musicale, unita alla rivoluzionaria concezione della vita e dell’arte, costituiscono il significato più importante dell’opera di Beethoven nella storia della musica moderna.
E’ stato l’iniziatore della produzione sinfonica e strumentale intesa come bene comune delle masse e non come privilegio di una ristretta élite, e, con la sua indipendenza, ha dato una nuova dignità alla figura dell’artista, finalmente libero di creare secondo la propria ispirazione e non per conto di altri.
La caratteristica che distingue Beethoven da tutti gli altri musicisti che lo precedettero, a parte il genio e la forza, fu che egli si considerò un artista e difese i suoi diritti d’artista.
Era un artista, un creatore, e perciò superiore ai re e ai nobili perché capace di plasmare qualcosa dal nulla.
Aveva una concezione decisamente rivoluzionaria della società e idee romantiche sulla musica.
“Quel che ho nel cuore deve venire fuori e così lo scrivo.”
Personaggio controverso.
Beethoven fu, senza alcun dubbio, un genio con tutte le stimmate del genio: nevrotico, instabile, oscillante fra l’introspezione malinconica e la depressione da un lato e l’esplosione di episodi di entusiasmo e di esaltazione dall’altro.
Era aggressivo, ipersensibile, inquieto, indisciplinato nel suo modo di vivere, rozzo e grossolano, con uno sboccato senso dell’umore, tortuoso, intollerante e talvolta ipocritico.
Personaggio ricco di sfaccettature, conoscerlo attraverso dati scientifici, foto o scritti sarebbe riduttivo, il suo vero valore lo si percepisce dalla sua musica.
Beethoven è la musica.
Le sinfonie, i quartetti, le sonate, sono le strutture della sua conoscenza, la struttura del suo essere, racchiuse nei simboli che ci rivelano la verità del suo essere.